RICONOSCIUTO DALLA CORTE D’APPELLO DI MESSINA L’INDENNIZZO PER L’INGIUSTA DETENZIONE DEL PRESIDENTE DELLA FENAPI, CARMELO SATTA E DI CATENO DE LUCA
Si è concluso ieri, 31 luglio 2025 un lungo e doloroso capitolo giudiziario che ha riguardato, suo malgrado, la FENAPI tutta con la notifica di una ordinanza che restituisce verità e dignità a due dei suoi protagonisti principali: Carmelo Satta, Presidente Nazionale, e Cateno De Luca, attuale Coordinatore Nazionale.
La Corte d’Appello di Messina, ha infatti accolto le istanze presentate dai due, riconoscendo l’ingiusta detenzione subita nel 2017 nell’ambito del procedimento per presunta evasione fiscale di un milione e 700mila euro legata alla gestione del CAF Fenapi.
Il provvedimento della Corte va ben oltre un semplice risarcimento economico e ha un valore più profondo.
La somma riconosciuta, pari a 16.532,83 euro per ciascuno dei due (di cui 15.000 euro per il danno d’immagine e reputazionale e 1.532,83 euro per i 13 giorni trascorsi agli arresti domiciliari), è accompagnata da motivazioni che segnano una presa di posizione netta e «senza precedenti nella giurisprudenza italiana in materia di equa riparazione», come affermato dall’Avv. Carlo Taormina.
L’ordinanza si caratterizza infatti per la nettezza delle affermazioni in merito all’infondatezza delle accuse e l’insussistenza assoluta di qualunque atteggiamento doloso o colposo del Presidente Satta e di De Luca sotto tutti i profili.
Il Presidente Satta ha sottolineato il significato profondo della decisione, parlando di un risarcimento che «non vale per l’importo economico, ma per ciò che rappresenta in termini di giustizia ritrovata».
Per entrambi, e per il mondo FENAPI, la vicenda ha significato anni di pressioni giudiziarie e mediatiche, oggi finalmente superate attraverso il pronunciamento della Corte che ha restituito dignità e verità.
Anche Cateno De Luca ha espresso con orgoglio parole di gioia per questo atto di giustizia: «Abbiamo vinto. Ancora una volta. Ma questa volta, non è solo una vittoria giudiziaria: è il riconoscimento pieno della verità, della dignità, della nostra onorabilità calpestata per anni da un sistema che ci ha perseguitati.»
L’avvocato Carlo Taormina, legale di fiducia di entrambi, commentando l’ordinanza ha affermato «non è semplicemente un provvedimento di giustizia riparativa: è un vero e proprio atto d’accusa. Un atto d’accusa contro chi ha compromesso non soltanto la libertà personale – e già questo sarebbe gravissimo – ma contro chi ha perseguitato, consapevolmente o meno, due cittadini che erano evidentemente innocenti.»
Inoltre, ha sottolineato come in quarant’anni di carriera professionale non abbia mai visto un provvedimento così in quanto «di solito questi casi si chiudono con due paginette formali. Qui, invece, ci troviamo davanti a una motivazione estesa, chiara, netta, che andrebbe pubblicata integralmente su tutti i giornali. Perché finalmente racconta, in modo ufficiale, ciò che per anni è stato taciuto o strumentalizzato.»
« La Corte non si limita a risarcire, ma ricostruisce con lucidità e coraggio una sequenza di fatti che nessuno aveva nemmeno chiesto di chiarire, ma che i giudici hanno ritenuto doveroso portare alla luce. Hanno ricostruito una persecuzione giudiziaria che si è protratta nonostante una lunga serie di assoluzioni, una dopo l’altra, tutte pronunciate da magistrature giudicanti diverse.», ha concluso.
L’epilogo di questo lungo iter giudiziario rappresenta dunque molto più della chiusura di un fascicolo. «Siamo immensamente soddisfatti di questo pronunciamento che ha messo finalmente ed ulteriormente in evidenza che il nostro operato è sempre stato onesto e che la nostra unica colpa è stata quella di essere troppo bravi ….. di aver gestito una struttura complessa con professionalità e visione imprenditoriale », ha affermato Satta.
Un sentito ringraziamento – conclude Satta – desidero esprimerlo alla mia famiglia per avermi sostenuto emotivamente e per avermi dato la forza di andare avanti in uno dei momenti più difficili della mia vita ed altresì agli avvocati difensori – il Prof. Taormina, l’avv. Tommaso Micalizzi, l’avv. Giovanni Mannuccia e l’avv. Emiliano Covino – per il prezioso lavoro svolto in questi anni. Un grazie va inoltre anche a tutti i colleghi che hanno ingiustamente subito le ripercussioni della vicenda giudiziaria, per il semplice fatto di aver svolto il loro lavoro. Infine, un riconoscimento particolare va a tutte le donne e gli uomini della FENAPI che, con serietà, trasparenza e dedizione, hanno continuato ogni giorno a offrire un servizio essenziale per i cittadini, mai dubitando della nostra trasparenza e professionalità.
Con questa ordinanza si chiude un capitolo amaro, ma si apre una nuova fase, fondata sulla giustizia ritrovata e su una reputazionale finalmente riconquistata.
di seguito le ordinanze
